Sezione Archeologica del Museo Civico di Valfornace (Pievebovigliana)

Tra gli ormai numerosi musei locali e territoriali che negli ultimi anni la Soprintendenza per i Beni Archeologici ha, in tutte le Marche, creato ex novo, oppure “ripensato” e riorganizzato, la sistemazione, e l’attuale edizione, della Sezione Archeologica del Museo Civico di Valfornace (Pievebovigliana) è risultata una delle più difficili.

Ciò in quanto (come meglio e più dettagliatamente spiegherà qui di seguito Edvige Percossi) si trattava di ordinare scientificamente e rendere comprensibile al pubblico un coacervo di materiali, anche talora di notevole intrinseco interesse, ma ormai quasi totalmente privi di contesti d’origine; difficoltà poi ancora maggiore era da essi cercar di trarre comunque un discorso storico sul territorio, senza il quale qualsiasi reperto archeologico, anche il più prestigioso, rimane a nostro modo di vedere, relegato ad un puro ambito antiquario.

Tutto ciò costituiva però, in fondo, una sorta di sfida, che si è ritenuto accettare nella convinzione, comunque, di poter offrire qualche tassello di conoscenza in più; d’altronde, per noi archeologi, riuscire a “far parlare” un reperto il più possibile, senza però uscire – sarebbe altrimenti troppo facile – dal rigore del metodo filologico, è un esercizio forse tra i più stimolanti: ho detto “noi” perché a questo lavoro ho portato anch’io un piccolissimo contributo, ciò che mi ha fatto meglio comprendere (se ne avessi avuto bisogno) lo sforzo fatto da tutti i componenti dell’équipe di studio.

Non starò a soffermarmi sulla tenace volontà dell’amministrazione comunale, nella persona dell’amico Sindaco Pietro Rivelli, di pervenire al completamento degli obbiettivi concordati; vorrei invece spendere due parole sulle motivazioni, pure ampiamente condivise, che hanno portato ad intitolare questa nuova Sezione Archeologica del Museo di Valfornace (Pievebovigliana) (che porta, come tale, il nome del fondatore Raffaele Campelli), a Valerio Cianfarani.

Chi sia stato – o meglio, sia – egli, tutti gli archeologi lo sanno e, pensiamo, molti cittadini di Pievebovigliana; di qui originario per parte materna, sta nella storia della nostra Amministrazione come (senza voler far retorica, oppure, al contrario, facile ironia) uno dei “numi fondatori” della moderna archeologia dei popoli italici; indimenticato Soprintendente degli Abruzzi, e di tale ufficio iniziatore ed organizzatore, tale territorio lo ebbe vero pioniere non solo nella sua conoscenza ma anche (e non era cosa usuale allora) della sua valorizzazione; e non minore merito suo è l’essere stato maestro di Colleghi il solo nome dei quali onora oggi il nostro Ministero.

Da vero rappresentante dell’archeologia come scienza storica, attento, come tale, alle grandi testimonianze storico-artistiche come ai più umili aspetti della cultura materiale, prima che essa si chiamasse così, non crediamo che gli dispiaccia essere ricordato anche nel suo luogo d’origine per qualcosa che si ricollega insieme ai suoi esordi di appassionato ed alla sua fama di storico.

 

Giuliano de Marinis

Soprintendente per i Beni Archeologici delle Marche