I MONACI
Gioacchino da Fiore Dante Alighieri, nella Commedia, inserisce Gioacchino da Fiore nel paradiso (canto XII, ver. 140-141) tra la schiera dei Beati (1316-1321), accanto a San Bonaventura, San Rabano e San Tommaso d’Aquino. Da ciò si desume il chiaro giudizio di Dante emesso 110 anni circa dopo la morte dell’Abate calabrese. In qualità di abate compì un viaggio nell’Abbazia di Casamari tra il 1182 e il 1184. Ulteriori informazioni
Gherardo Segalelli o Segarelli (Segalara, 1240 circa – Parma, 18 luglio 1300) è stato un predicatore millenarista italiano, bruciato sul rogo come eretico. Ebbe un notevole successo fra gli umili in tutta l’Emilia e i suoi seguaci, i fratres et sorores apostolicae vitae o semplicemente apostolici o minimi, diventarono anche più popolari dei francescani. Si chiamarono “Apostolici” perché vollero imitare in tutto i primi apostoli di Cristo. Al di là di tutto l’armamentario delle accuse inquisitoriali che in un caso come questo veniva elaborato, il vero delitto che non poteva essere perdonato a Segalelli fu l’aver annunciato la possibilità di un incontro diretto tra l’uomo e Dio. Questa tesi infatti, benché in Segalelli non risulti alcuna critica esplicita alla Chiesa di Roma, presuppone implicitamente la superfluità di una struttura di mediazione tra uomo e Dio, l’inutilità di una organizzazione che amministra Dio trasferendolo a sé, in pratica “requisendo” il concetto stesso di divinità. La possibilità di un rapporto diretto tra gli uomini e Dio è il senso vero della famosa frase di Segalelli: Paenitentiagite, quia appropinquabit regnum caelorum (“Fate penitenza, perché il Regno di Dio arriverà”), che per chi la pronunciava significava anche: “Costruite, o costruiamo, un modello di […]
APOSTOLICI COMUNE DI VISSO L’antica chiesa del XIV secolo era dedicata a S. Barnaba e fu affidata agli Apostolini. Formavano questi una Congregazione religiosa, così chiamata per la professione che gli aggregati facevano della povertà evangelica sull’esempio degli Apostoli. Ebbe origine nel secolo XIV per opera del Beato Placido da Fermo con l’approvazione del Vescovo di Recanati Mons. Angelo, Vicario di Gregorio XII per le Marche. La Congregazione era sorta in tempi di discordie cittadine per elevare il popolo spiritualmente, più con l’esempio che con la parola. Gli Apostolini non avevano una Regola monastica ben definita perché dipendevano dalle disposizioni dei Vescovi in ogni Diocesi. Vestivano una tunica grossolana cinta da una corda. Si dedicavano sopratutto a vita monastica e contemplativa. Eugenio IV li aveva sottomessi all’autorità dei Vescovi. La Visita pastorale di Mons. Eroli del 1465, ricorda il loro Convento a Visso, ove rimasero fino alla soppressione. Alessandro IV dette loro la Regola degli Agostiniani e Sisto V, nel 1589, li incorporo’ alla Congregazione degli Ambrosioani. Dal XVI secolo fu aggregata alla Chiesa retta dagli Apostolini la confraternita della Concezione, assai fiorente, con lo scopo di assistere gli infermi, i moribondi e suffragare i morti. Da allora la Chiesa […]
Jacopone da Todi (Todi, 1236 – Collazzone, 1306) Nel 1278 entrò come frate laico nell’ordine francescano dei Minori, probabilmente nel convento di Pantanelli presso Terni, scegliendo la corrente rigoristica degli “spirituali” (o “fraticelli”), che si contrapponevano alla corrente predominante dei “conventuali“, portatori di un’interpretazione più moderata della Regola francescana. All’inizio del breve pontificato di Celestino V (agosto 1294), papa eremita e in odore di santità, gli spirituali, sottoposti a vessazioni e persecuzioni nell’ordine a causa del loro atteggiamento intransigente e restio ad ogni compromesso, furono ufficialmente riconosciuti come ordine con il nome di Pauperes heremitae domini Celestini. Jacopone indirizzò anzi al nuovo pontefice una lauda, Que farai, Pier dal Morrone, con l’intento di metterlo in guardia da atteggiamenti di compromesso. Ulteriori Informazioni
Nacque, ultima di dieci fratelli, a Bermersheim vor der Höhe, vicino ad Alzey, nell’Assia-Renana, nell’estate del 1098, un anno prima che i crociati conquistassero Gerusalemme. Le visioni di Ildegarda sarebbero iniziate in tenera età e avrebbero contrassegnato tutta la sua esistenza. All’età di otto anni, a causa della sua cagionevole salute, era stata messa nel convento di Disibodenberg dai nobili genitori, Ildeberto e Matilda di Vendersheim, dove fu educata da Jutta di Sponheim, giovane aristocratica ritiratasi in monastero. Prese i voti tra il 1112 e il 1115 dalle mani del vescovo Ottone di Bamberga. Ildegarda studiò sui testi dell’enciclopedismo medievale di Dionigi l’Areopagita e Agostino. Iniziò a parlare – e a scrivere – delle sue visioni (che definiva «visioni non del cuore o della mente, ma dell’anima») solo intorno al 1136 quando aveva ormai quasi quarant’anni. Trasferitasi nel monastero di Rupertsberg, da lei stessa fondato nel 1150, le cui rovine furono rimosse nel 1857 per lasciare posto a una ferrovia, si dice facesse vestire sfarzosamente le consorelle, adornandole con gioielli, per salutare con canti le festività domenicali. Nella sua visione religiosa della creazione, l’uomo rappresentava la divinità di Dio, mentre la donna idealmente personificava l’umanità di Gesù. Nel 1165 fonderà […]
Margherita Boninsegna, nota anche come Margherita da Trento o Margherita da Arco (… – Biella, maggio 1307), è stata la compagna di fra Dolcino da Novara, capo del movimento degli Apostolici comunità di uomini (fratres) e donne (sorores) Ulteriori Informazioni
« Gesù e gli apostoli non avevano mai posseduto niente » Nel 1291 Dolcino entrò a far parte del movimento degli Apostolici, guidato da Gherardo Segalelli. È dubbio in tal senso come la definizione di “frate”, con cui spesso anche Dolcino viene definito, debba essere intesa, perché non si è affatto sicuri che egli abbia mai pronunciato voti religiosi: si limitò forse ad autodefinirsi “fratello” nell’ambito del movimento ereticale. La predicazione di Dolcino si svolse anzitutto nella zona del lago di Garda, con un soggiorno accertato presso Arco di Trento. Nel 1303, predicando nei dintorni di Trento, Dolcino conobbe la giovane Margherita Boninsegna nativa di Cimego, donna che i cronisti posteriori, per sottolinearne il fascino in qualche modo perverso, concordano nel definire bellissima. Margherita divenne la sua compagna e lo affiancò nella predicazione. Durante gli spostamenti effettuati in Italia settentrionale per diffondere le proprie convinzioni e accrescere il numero dei seguaci, Dolcino e i suoi furono ospitati tra il Vercellese e la Valsesia. Qui, a causa delle severe condizioni di vita dei valligiani, le promesse di riscatto dei dolciniani furono accolte positivamente. Per questo, dopo un breve ritorno nel Bresciano, approfittando del sostegno armato offerto da Matteo Visconti, nel 1304 Dolcino decise […]
Marguerite Porete (Hennegau, 1250/1260 … – Parigi, 1º giugno 1310) è stata una religiosa, scrittrice e teologa francese, autrice de Lo specchio delle anime semplici, un’opera sulla spiritualità cristiana riguardante l’agape. Fu bruciata sul rogo per eresia a Parigi il 1º giugno 1310 in Place de Grève, L’amore per Margherita Porete L’amore professato dalla Porete tende a rendere relativo ogni contenuto determinato, riportando le volizioni all’assenza del desiderio, e quindi all’Assoluto vero e proprio. Arrivare all’Assoluto, per lei, significa scartare il “meno” e proseguire verso l’Intero (l’Intero è al di sopra e trascendente rispetto alle determinazioni). L’anima semplice poretiana deve smettere di amare-per, per diventare essa stessa Amore. La volontà tende a volere ogni cosa, ma per anelare all’Intero deve non desiderare più nulla; così distaccandosi da tutto, diventa in realtà essa stessa il Tutto. Dialetticamente, l’amore infinito può realizzarsi solamente nel rifiuto del possesso vacuo degli enti: si tratta sia di sacre reliquie, che di virtù morali. Distaccandosi dall’amore preso in considerazione, l’anima diventa l’Amore stesso. L’Anima a questo punto non ama più per, ma si è trasformata nell’Amore stesso che vuole il tutto, non seguendo più niente. La sovrabbondanza d’Amore conduce l’Anima al superamento dell’Amore stesso. In quest’ottica, […]
Agli inizi del V secolo nella Valcastoriana giunse un gruppo di monaci ed eremiti siriani. Questi padri si stabilirono nella valle ma non si costruirono un’abitazione, bensì presero dimora presso delle grotte artificiali, scavate in uno sperone di pietra sponga. In ogni grotta vivevano due monaci: un anziano chiamato “abba” e un giovane che imparava “il mestiere” di eremita; così questo insediamento monastico pre-benedettino, con l’appoggio della popolazione autoctona, diede vita ad una comunità improntata sulla regola monastica orientale. Lo stile di vita monastico suscitò ben presto ammirazione e interesse tra gli abitanti, i quali colsero l’umiltà e la spiritualità del loro modus vivendi. La devozione ai monaci fu tale al punto che molti abitanti si unirono alla loro comunità; questa comunità abbaziale fu fondata originariamente da Spes, Eutizio e Fiorenzo. Il 28 marzo del 510 Spes morì ed Eutizio, date le sue grandi virtù e la sua devozione, prese il suo posto nel cenobio. Dopo la morte di Spes la comunità riuscì a mantenere un sano equilibrio e raggiunse una forma ben definita ed organizzata. Infatti, ebbe un notevole impulso: per celebrare l’impegno di Eutizio per la comunità, venne eretta la chiesa in suo onore, nella quale alla sua […]
Nel 1274 entrò nell’ordine dei francescani di Cingoli (o di Fossombrone) e presto aderì alle idee del mistico calabrese Gioacchino da Fiore e alla corrente spirituale dell’Ordine, considerata dalle autorità ecclesiastiche un’eresia. Per questo motivo fu condannato al carcere a vita nel 1280. Liberato verso il 1289, fu inviato in Armenia, da dove tornò in Italia nel 1294 con l’elezione al pontificato di Celestino V. Gli spirituali ripresero ad essere perseguitati dal successivo pontefice Bonifacio VIII e nel 1299 Angelo si rifugiò per alcuni anni in Grecia. Rientrò nel 1305, alla scomparsa di papa Bonifacio, e divenne il capo degli spirituali delle Marche e dell’Umbria: i suoi seguaci furono successivamente denominati clareni in onore del loro capo. Nel 1311 fu convocato ad Avignone, dove fu processato e scagionato da papa Clemente V; ma in seguito, avendo ottenuto un gran seguito di popolo anche per aver incitato alla ribellione gli spirituali di Narbona durante una cerimonia in memoria di Pietro di Giovanni Olivi, nel 1317 venne scomunicato da papa Giovanni XXII, il grande nemico degli spirituali che lo consideravano la perfetta impersonificazione dell’Anticristo. Protetto dal cardinale Giacomo Colonna, alla morte di questi, nel 1318, dovette fuggire a Subiaco, dove fondò l’ordine […]
“La Luna è umida e fredda ed è favorevole alle piante per la sua freddezza ed umidità, a causa della neve, della pioggia e della rugiada”. Ramon Llull (italianizzato in Raimondo Lullo; Palma di Maiorca, 1232 – Mediterraneo, 29 giugno 1316) è stato uno scrittore, teologo, logico, astrologo, mistico e missionario catalano, tra i più celebri dell’Europa del tempo. Gli furono attribuite numerose opere a carattere alchemico ma sono tutte apocrife; tra le più note è il Liber de segretis naturae seu de quinta essentia nel quale l’anonimo che si richiama a Llull sostiene che mentre Dio può esercitare solo il bene, l’uomo può cadere nel male perché dispone solo del fuoco per purificare le cose terrene, ma con l’aiuto dei principi essenziali e con la fede può realizzare trasmutazioni naturali e raggiungere il bene. La scelta tra il bene ed il male appartiene al libero arbitrio, che è una conseguenza dell’ignoranza umana la quale è però voluta dalla stessa volontà divina ed è perciò anch’essa un bene. Attribuita a lui è anche l’opera alchemica del Fugax Vitae, una ricerca interiore della pietra dura alchemica filosofale (simboleggiata dall’acronimo V.I.T.R.I.O.L.: visita interiora terra rectifficando invenium occultum lapidem). Ulteriori Informazioni
Arnaldo da Villanova (Valencia o Villeneuve-lès-Maguelone, 1240 – Genova, 1312 o 1313) è stato un medico e scrittore di opere a tema religioso in catalano del XIV secolo. Culturalmente molto vicino al francescanesimo spirituale, fu un personaggio influente nelle corti europee all’inizio del XIV secolo, consigliere del re d’Aragona, del papa e del re di Sicilia. Subito dopo la sua morte, la sua personalità e studi gli conferirono fama di alchimista e mago. Ulteriori Informazioni
È stato consegnato alla storia con il nome di Meco del Sacco o Meco d’Ascoli, ma in realtà si chiamò Domenico Savi. Nacque nella città marchigiana verso la fine del XIII secolo, (1290 circa), e morì ad Avignone nella prima metà del XIV. Fondatore del movimento dei «Bizzochi e Bizzoche» definiti anche col nome di «Pinzocchere e Pinzoccheri» e/o di «Saccone» e «Sacconi». Meco, si vestì di un «ruvido sacco». Fondò un piccolo cenobio sul monte Polesio La terza ed ultima sentenza fu emanata dal frate minorita Pietro di Penna San Giovanni che arrivò in città nel 1344, durante il pontificato di Clemente VI.Questo provvedimento comminò la scomunica del Savi e lo condannò al rogo.Secondo quanto riferito da Francesco Antonio Marcucci, il dispositivo del verdetto prevedeva che Meco fosse “abbruciato con tutti i suoi libracci, essendo stato giudicato reo di 16 imputazioni, quali: «Dominuccio si proclama figlio di Dio ed è un uomo peccatore» «Parimenti dice di essere Cristo» «E fu e si finse morto» «Per tre giorni giacque nel sepolcro» «E quindi risuscitò» «Parimenti finse di aver risuscitato sette morti» «E che la facoltà di scacciare i demoni» «E di far miracoli e prodigi» «Parimenti, pur essendo laico scrisse libri contenenti molte eresie, alcuni dei […]
Celestino V, nato Pietro Angelerio (o secondo alcuni Angeleri), detto Pietro da Morrone e venerato come Pietro Celestino (Molise, fra il 1209 ed il 1215 – Fumone, 19 maggio 1296), è stato il 192º Papa della Chiesa cattolica dal 29 agosto al 13 dicembre 1294. Da giovane, per un breve periodo, soggiornò presso il monastero benedettino di Santa Maria in Faifoli, chiesa abbaziale che, tra le dodici della diocesi di Benevento, era una delle più importanti. Mostrò una straordinaria predisposizione all’ascetismo e alla solitudine, ritirandosi nel 1239 in una caverna isolata sul Monte Morrone, sopra Sulmona, da cui il suo nome. Ulteriori Informazioni
Giovanni XXI, nato Pedro Julião detto Petrus Iuliani o Pietro di Giuliano o Pietro Ispano o Petrus Hispanus (Lisbona, 1210 circa (1205 ca. [5]/1220[) – Viterbo, 20 maggio 1277), è stato il 187º papa della Chiesa cattolica dal 1276 alla morte. Tra gli scritti di medicina si ricordano i Problemata, la Summa medicinae, il Liber de conservanda sanitate, il trattato di oftalmologiaDe oculo ed il celebre Thesaurus pauperum (Il tesoro dei poveri), famosissimo manualetto di cure mediche ad uso dei meno abbienti.
La Chiesa di San Pietro: la chiesa di San Pietro si trova a nord est della città di Antiòchia. Oltre ad essere una delle chiese più vecchie del mondo, è stata anche il punto di ritrovo delle prime comunità Cristiane. In questa chiesa, oltre San Paolo, hanno spesso predicato anche San Pietro e San Barnaba. Dopo la morte di Gesù, San Paolo, che era apostolo di Gesù Cristo ed era considerato il primo sacerdote del Cristianesimo, ha visitato la città di Antiòchia e qui in questa grotta ha fatto il suo primo incontro religioso. Per questi motivi la chiesa è molto importante dal punto storico del Cristianesimo. La chiesa è stata costruita davanti a una piccola grotta, alta 7 metri, profonda 13,5 e larga di 9,5 metri. Il monte, dove si trova la grotta, si chiama Monte di Stauris (Monte del Pellegrino). Nel suo pavimento si trovano resti di mosaici che risalgono al V secolo. Si pensa che il tunnel posto alla sinistra dell’altare servisse come via di uscita per i Cristiani che subivano un attacco improvviso dai nemici. Verso l’XI secolo, durante le invasioni delle crociate, la chiesa fu ingrandita di un paio di metri dai reparti specialidelle crociate. […]
Il Monastero di San Simeone a Samandag: posto sulla cima più alta del monte Samandag, è una chiesa costruita in memoria di San Simeone che ha vissuto per tanti anni su una colonna alta 13 metri grazie alla sua pazienza, al suo credo e alla sua resistenza. Il nome di Samandag proviene dalla parola araba Sam’an che significa Simeone. Lechiese e gli altri edifici scavati nelle rocce e costruite parzialmente con le pietre tagliate, sono state costruite dai Selgiuchidi che si erano aggregati con San Simeone quando era ancora in vita. È possibile vedere ancora la colonna, posta al centro del cortile, dove San Simeone visse per 45 anni.
Il Fosso del Paradiso e dell’Inferno :in uno dei centri abitati a circa 20 chilometri da Silifke, in un territorio dalla natura meravigliosa, viene fondata la prima chiesa cristiana, il Narlikuyu. La voragine, è detta Cennet Deresi (Valle del Paradiso) ed è resa accessibile da una scalinata scavata nella roccia che permette di scendere sul fondo coperto da una ricca vegetazione. Il luogo, nell’antichità era frequentato da pellegrini e c’era un tempio dedicato a Zeus; nel V secolo, in epoca bizantina, fu costruita nel fondo una chiesa dedicata alla Madonna e dietro la chiesa, la cavità prosegue più stretta. La chiesa, costruita tra il IV-V secolo sulle rovine del tempio di Zeus, si trova a sud del Fosso del Paradiso. Una scritta all’ingresso fa risalire la sua costruzione al V secolo da parte di un religioso di nome Paulus.
Giacomo Baradeo (Tella, 490 circa – Edessa, 30 luglio 578) è stato un arcivescovo cristiano orientale siro, arcivescovo di Edessa di Osroene e fondatore della Chiesa ortodossa siriaca. Giacomo percorse la Siria, l’Anatolia, l’Armenia e la Mesopotamia, inutilmente inseguito dai soldati dell’imperatore, ordinando sacerdoti e diaconi, vescovi. I prelati da lui ordinati formarono così la gerarchia da cui nacque la Chiesa ortodossa siriaca, chiamata in suo onore “Chiesa giacobita”.Morì a Edessa nel 578. Ulteriori Informazioni
BIBLIOTECA DIGITALE TEMATICA RACCOLTA DI TESTI GRATUITI Testi tematici completamente scaricabili online: LE LAUDE DI JACOPONE DA TODI POESIE INEDITE DI JACOPONE DA TODI LA SCALA DEL PARADISO IL MANOSCRITTO DEL LIBERO SPIRITO VITA DEL BEATO MEO DA VISSO E DEL BEATO NICOLO’ DA PALERMO DELL’ORDINE DEGLI APOSTOLI
Gli Atti qui pubblicati ci permettono di conoscere meglio la presenza dei frati Minori nella zona, di valorizzare le grotte del beato Bernardo, luogo storico dei percorsi francescani, e di parlare di Bernardo, primo compagno di Francesco d’Assisi, che ha avuto un ruolo fondamentale nella caratterizzazione evangelico-pauperistica della prima fraternità. Bernardo apparteneva a una famiglia in vista della città di Assisi. Abbandonò i suoi privilegi e donò i suoi beni per seguire Francesco nell’opera di misericordia verso i più poveri. La sua azione è motivo di riflessione anche per noi oggi. Secondo una tradizione risalente alle memorie degli Spirituali, Bernardo dopo la morte di Francesco si rifugiò nelle grotte di Sefro e visse insieme ai nostri montanari per circa tre anni. Ancora oggi gli abitanti del Comune di Sefro raccontano la sua storia e questo libro vuol essere un contributo storico-critico alla memoria di quella presenza. GIANCARLO TEMPERILLI sindaco di Sefro
I due San Giovanni evocano Giano. San Giovanni battista (solstizio estivo) le giornate da quel giorno cominceranno ad accorciarsi per questo è il Giovanni che piange, mentre San Giovanni Evangelista (solstizio invernale) il Giovanni che ride perchè da quel giorno le giornate si allungheranno.
Il Monte Tabor nella religiosità giudaico cristiana equivarrebbe al greco omphalòs, ombelico della terra, che sta al centro fra il cielo e l’inferno secondo una tripartizione verticale delle zone cosmiche attraversate dall’Axis mundi Ulteriori informazioni È significativo che Melchisedec abbia offerto pane e vino al Signore, come fece Gesù nell’ultima cena istituendo l’eucaristia secondo i Vangeli. Melchisedec assunse un posto primario nel pensiero monoteistico e cristiano: egli è l’archetipo (figura) che precede Gesù Cristo, nelle sue funzioni di sacerdote (Gesù Cristo viene definito nella lettera agli Ebrei “Sacerdote in eterno dell’Ordine di Melchisedec”) e anche per indicare la seconda venuta del Signore Cristo che ritorna come Re dei re, cioè Re in eterno secondo l’ordine di Melchisedec. Ulteriori informazioni Sant’Atanasio vescovo di Alessandria (IV sec.) scrisse la Historia de Melkizedekh (PG 28, 525-530). Tale storia, che spiega anche fantasiosamente il motivo per cui Melkizedek è chiamato senza genealogia (Eb 7,3), influenzò probabilmente i Copti e visse nella tradizione del monte almeno fino al XIV sec. Per quanto concerne il Tabor, il santo vescovo narra che, dopo tragici avvenimenti familiari, Melkizedek restò sul monte sette anni, nudo come quando era nato. Le unghie divennero lunghe un palmo, i capelli gli arrivarono all’ombelico e la schiena si indurì come il guscio di una […]
Il vescovo camerinese che rischiò di persona nella difesa di alcuni correnti francescane fu Francesco di Monaldo Brancaleoni di Urbania che resse la diocesi dal 1328-1355. Fu nominato vescovo a soli 26 anni. Il 31 luglio 1336 Benedetto XII denunciò la sua adesione ai Fraticelli. Un anno dopo, il 17 settembre 1337, lo stesso pontefice intervenne presso il rettore della Marca perchè convocasse il vescovo Monaldi per aver accolto audacemente i fraticelli , aver dato loro un abito e una regola. nel 1343 appaiono coinvolti i Da Varano a Camerino e gli Smeducci a Sanseverino. Incorso nella scomunica è il vecchio Gentile II che resse la signoria dal 1329 al 1355. Pievebovigliana (Valfornace) Pontelatrave. Forse è Pontelatrave il più antico insediamento della zona. Che la sua origine risalga a San Francesco è tradizione costante, scritta e orale. Bonconte dei Baschi conte di Giove, lo avrebbe donato a Francesco di ritorno da Ascoli nel 1215. Attestano la sua antichità due fioretti uno legato a San Francesco l’altro al Beato Bentivoglio. Più tardi l’eremo crebbe a grande convento e maestosa chiesa dedicata prima a s.Maria, poi a S. Francesco. Un documento del 1305 ci assicura che nel castello di Pievebovigliana viveva un […]
Si parlava spesso, nel medioevo, di una contrada misteriosa chiamata “regno del prete Gianni”. Tale centro era costituito in buona parte dai Nestoriani e dai Sabei; proprio questi ultimi si attribuiscono il nome di Mendayyeh di Yahia, cioè “discepoli di Gianni”. Nella regiorne del Turkestan, sono state trovate croci nestoriane, molto simili alle croci della cavalleria, inoltre alcune di esse portano al centro la figura della swastika (simbolo del movimento di rotazione che si compie intorno a un centro o a un asse immobile) . D’altra parte, bisogna notare che i Nestoriani, le cui relazioni con il Lamaismo sembrano incontestabili, svolsero un’azione importante, benché piuttosto enigmatica, all’inizio dell’Islam. (1) (1) Guénon, René, Il re del mondo / Rene Guenon Milano : Adelphi, 2003