La canapa figura degnamente fra le piante erbacee la cui coltivazione viene da secoli praticata nell’ascolano. Gli agricoltori ascolani la producono per la preparazione dei corredi nunziali. Ha inoltre il merito di aver dato la possibilità di sorgere all’industria delle corde e delle reti da pesca della vicina San Benedetto. La superficie investita a canapa nella provincia di Ascoli si aggira sui 500 ettari. Si ha quindi una produzione in fibra di oltre 11 quintali per ettaro per la coltura destinata alla produzione del tiglio. Per la semina s’importano per “rinfrescare” le sementi piccole quantità di semente bolognese o di carmagnola riconosciuto quest’ultimo come il miglior seme di canapa del mondo. Si rileva che la qualità della fibra proveniente dalle zone di colle-piano, a parità di condizioni, risulta in genere uguale o migliore di quella prodotta nei terreni di pianura. Rammentiamo che alcuni sperimentatori hanno accertato la possibilità e la convenienza di praticare la coltura della canapa – soprattutto nella varietà Pelosella – anche in giaciture relativamente elevate dell’Appennino centrale. Normalmente il seme non deve essere posto a più di due centimetri di profondità si consiglia di interrarlo a 3/4 cm quando si tratta di terre molto sciolte, ovvero quando, per la siccità o il vento lo strato superficiale del terreno si presenta troppo asciutto. Problematiche varie sorgono dalle successive fasi di lavorazione in particolare dalla macerazione nelle acque dei torrenti e stagni artificiali per il cattivo odore; dalla gramolatura e dalla pettinatura per la polvere che si solleva. Si ritiene apprezzabile la canapa prodotta a Vallorano.
D. Dionisi LA CANAPA NELL’ASCOLANO ASCOLI PICENO 1951