Andrea de Mengabotti da Barberino (1370 – 1432 circa) ci narra intorno al 1410 che Guerrino è un giovane principe rimasto orfano da bambino, finché decide di errare per il mondo alla ricerca delle proprie origini. Da un mago tunisino apprende che solo la maga Alcina, che vive a Norcia, può rivelargli il mistero della sua nascita. Dopo mille peripezie arriva a Norcia: dagli abitanti del luogo apprende che la grotta di Alcina è di continuo preda di spaventose tempeste. Nonostante questi racconti il giovane è sempre più deciso a raggiungere la grotta della maga.
Lungo il sentiero che porta alla montagna egli bussa alle porte di un romitorio per trovarvi ristoro. Uno degli eremiti lo mette allora in guardia dal non fermarsi da più di un anno nella reggia di Alcina per non rimanere in eterno prigioniero della maga.
Guerrino riprende il cammino, raggiunge la montagna della Sibilla e scorge su di essa quattro entrate oscure.
Con una candela accesa tenta un’entrata e si ritrova dentro la montagna percorrendo un ponte altissimo e stretto sotto cui scorrono acque impetuose.
Incautamente calpesta un’enorme serpe che con voce umana gli rivela di essere Malco, l’ebreo errante. Malco racconta a Guerrino che ha cercato di entrare nella grotta, ma che a causa della sua turbe vita non gli è stato concesso di varcarne la soglia ed è stato tramutato in un viscido serpente.
Guerrino riesce poi a raggiungere una grande porta di metallo ai cui lati si stagliano, scolpiti nella roccia, spaventosi dragoni; bussa e gli vengono incontro delle splendide fanciulle che lo introducono nella reggia di Alcina.
Agli occhi del giovane si apre uno scenario da favola: giardini traboccanti di ogni genere di frutto, sale ricolme d’oro, uomini e donne di giovane età e bellissimo aspetto. La maga Alcina gli offre ogni tipo di piacere ma Guerrino rifiuta, chiedendo di rivelargli le sue origini. La maga gli impone allora come condizione di invocare gli dei dell’Egitto e della Caldea e di rinnegare la fede cristiana, ma Guerrino rimane forte della sua virtù.
Un venerdì notte il cavaliere assiste ad uno spettacolo raccapricciante: gli abitanti della reggia assumono diverse sembianze animali, a seconda dei peccati di cui si sono macchiati in vita. La metamorfosi dura fino all’alba della domenica seguente, quando essi tornano allo splendore di prima.
Allo scadere dell’anno della sua entrata nella grotta Guerrino, nonostante le lusinghe della maga e delle damigelle che lo vorrebbero trattenere riesce a allontanarsi dalla grotta fatata. Raggiunge Roma e si presenta al Papa per invocare il perdono. Conosciuto il motivo del soggiorno del cavaliere presso la grotta, il pontefice assolve Guerrino e per penitenza lo invia a San Giacomo della Compostella a difendere i luoghi della cristianità.
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